Podsynod - Ep. 3 - Una Chiesa in ascolto dello Spirito
"Una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto, nella consapevolezza che ascoltare «è più che sentire». È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare. Popolo fedele, Collegio episcopale, Vescovo di Roma: l'uno in ascolto degli altri; e tutti in ascolto dello Spirito Santo, lo «Spirito della verità», per conoscere ciò che Egli «dice alle Chiese»". (Papa Francesco, in occasione del 50.mo anniversario dell'istituzione del Sinodo dei Vescovi, 17 ottobre 2015)
L'Instrumentum laboris per la seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità, che si svolge in Vaticano dal 2 al 27 ottobre 2024, afferma che per realizzare una Chiesa sinodale la prima conversione è quella dell'ascolto. Abbiamo sentito tanto questa parola durante il processo sinodale, ancora prima che partisse. Ma cosa vuol dire davvero convertirsi all'ascolto? E perché la dimensione "pneumatologica" della fede, che riguarda la dottrina dello Spirito Santo, è stata a lungo trascurata nella vita della Chiesa? Perché una Chiesa fondata sull¡¯ascolto e le relazioni ha bisogno di nuovi ministeri laicali? E cosa c¡¯entra in tutto ciò il discernimento? Risponde, in questo episodio del nostro podcast, don Dario Vitali, teologo, docente di Ecclesiologia alla Pontificia università Gregoriana e consultore del Sinodo dei vescovi.
"L'ascolto - afferma il prof. Vitali - è il principio della vita della Chiesa. La fede nasce dall'ascolto, ci dice san Paolo. E il Papa, quasi facendo eco a questo principio, dice che una Chiesa sinodale è una Chiesa dell'ascolto. E sottolinea come, il popolo santo di Dio, i pastori, il collegio episcopale, il vescovo di Roma debbano stare tutti in ascolto gli uni degli altri per ascoltare ciò che lo Spirito dice alle Chiese. È un aspetto, questo, fondamentale, che dobbiamo comprendere bene, perché ha a che fare con una conversione, potremmo dire, della Chiesa in Occidente. Per una serie di ragioni storiche davvero possiamo parlare di un deficit pneumatologico della Chiesa latina. Ripercorrendo il dibattito che ha caratterizzato la storia della Chiesa si arriva al Concilio che, "superando le ragioni stesse della polemica recupera la dimensione pneumatologica". "In questo contesto bisogna che noi riscopriamo l'ascolto come ascolto dello Spirito, ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa. Che cosa significa questo? - spiega Vitali - Che in realtà è una Chiesa in cammino tra l'evento della salvezza compiuta in Cristo, il mistero pasquale e la parusìa - quello che si dice nella frase tecnica tra il già il non ancora - è sempre, continuamente in ascolto dello Spirito, perché lo Spirito la guidi verso quel compimento nella fedeltà alla sua origine".
"Se la Chiesa - aggiunge ancora don Vitali - è una Chiesa dell'ascolto, è ovvio che noi dobbiamo muoverci in quella direzione. Ora, l'istituzione di ministeri dell'ascolto può essere particolarmente significativa. Oggi, se c'è una necessità e una urgenza è quella proprio di ascoltare, di porsi in quella dimensione per cui c'è la possibilità di intercettare i bisogni le situazioni di difficoltà ma anche le istanze che nascono dalla vita del popolo di Dio. E nella logica del discernimento forse è il caso di individuare figure, competenze, capacità, forme, anche ministeriali, che garantiscano davvero l'ascolto all'interno della vita della Chiesa. Perché se la Chiesa sinodale è una chiesa dell'ascolto e l'ascolto non diventa elemento strutturale, elemento vincolante della vita della Chiesa, abbiamo fatto solo parole".
"Nel momento in cui parliamo di ascolto e di ministeri dell'ascolto stiamo esprimendo una urgenza, un'esigenza legata proprio a questo fatto: la Chiesa che ascolta lo Spirito - sottolinea don Dario - è una Chiesa che deve imparare le pratiche del discernimento. E non del discernimento individuale soltanto: dobbiamo maturare un discernimento ecclesiale. E prima di istituire dei ministeri dell'ascolto, bisognerebbe che ci convincessimo che una Chiesa dell'ascolto ha già gli strumenti per realizzare il discernimento. Quando i cristiani si riuniscono, quando si pongono in ascolto della Parola di Dio, nell'obbedienza allo Spirito, lì è la forma massima di discernimento che una Chiesa può maturare. È evidente che questo può essere applicato a tutti i livelli della vita della Chiesa, in una Chiesa particolare, nei raggruppamenti di Chiese, penso alle Conferenze episcopali o a livello continentale, e a livello della Chiesa universale, quindi tenendo conto che davvero la Chiesa è una communio, è una comunione. E allora, perché la comunione sia effettiva, il principio è - e rimane - quello dell'ascolto".