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2024.08.03 Papale Papale RICERCA

Ep. 305 - Papale papale - "Ricerca"

Paolo VI,

Siamo noi dei cercatori di Dio? perché Dio, per rivelarsi nella luce che deve guidare la nostra vita e deve condurci a salvezza, deve essere cercato La grande aberrazione dello spirito moderno è proprio questa: l’uomo non cerca più Dio, e crede spenta la scienza e spenta la fede, che fanno risplendere, nel timore e nell’amore, Dio sul cammino della nostra vita; e ciò ha conseguenze pratiche molto gravi in ogni campo dell’attività umana.

Mentre invece, Figli carissimi, la ricerca di Dio in Cristo è la bussola della vita; ed è ricerca che può essere svolta su ogni sentiero dell’esperienza umana: quello della coscienza, quello del pensiero, quello dell’azione, quello della storia, quello della politica, quello del lavoro, quello del dolore, quello dell’amore, quello del progresso. Cristo è al crocicchio di tutte le vie umane per chi lo sa cercare e trovare. 

Francesco,

Mi piace pensare al rapporto tra la Chiesa e gli storici nei termini di prossimità. C’è infatti una relazione vitale tra la Chiesa e la storia. Su tale aspetto San Paolo VI ha sviluppato un’intensa riflessione, ravvisando il punto di incontro privilegiato tra la Chiesa e gli storici nella comune ricerca della verità e nel comune servizio alla verità. Ricerca e servizio. Ecco le parole che rivolse agli storici, nel 1967: «Può essere qui che si trovi il principale punto di incontro tra voi e noi […], tra la verità religiosa della quale la Chiesa è depositaria e la verità storica, della quale voi siete i buoni e devoti servitori: tutto l’edificio del cristianesimo, della sua dottrina, della sua morale e del suo culto, tutto riposa in definitiva sulla testimonianza. Gli Apostoli di Cristo hanno testimoniato ciò che hanno visto e ascoltato. […] Ciò lascia comprendere quanto un organismo di natura spirituale e religiosa come la Chiesa cattolica sia interessato alla ricerca e all’affermazione della verità storica.

Giovanni Paolo II,

Tommaso seppe fare della scuola il tramite dell’incontro di Cristo con l’uomo alla ricerca della verità e della salvezza. San Tommaso, insieme con sant’Agostino, riteneva che la più grande opera di misericordia fosse quella di condurre il fratello dalle tenebre dell’ignoranza alla luce della verità, nella quale sta il fondamento della dignità e della libertà dell’uomo.

Ma dove trovava san Tommaso la fonte di questa sintesi tra fede e cultura, tra impegno ecclesiale e servizio della società? La trovava nella profonda unità che egli seppe creare, nel suo spirito, tra attività di studio e ricerca della santità. 

Benedetto XVI,

In tutto l’Antico Testamento è ben presente il tema della “ricerca del volto di Dio”, il desiderio di conoscere questo volto, il desiderio di vedere Dio come è, tanto che il termine ebraico pānîm, che significa “volto”, vi ricorre ben 400 volte, e 100 di queste sono riferite a Dio: 100 volte ci si riferisce a Dio, si vuol vedere il volto di Dio. Eppure la religione ebraica proibisce del tutto le immagini, perché Dio non si può rappresentare, come invece facevano i popoli vicini con l’adorazione degli idoli; quindi, con questa proibizione di immagini, l'Antico Testamento sembra escludere totalmente il “vedere” dal culto e dalla pietà. Che cosa significa allora, per il pio israelita, tuttavia cercare il volto di Dio, nella consapevolezza che non può esserci alcuna immagine? La domanda è importante: da una parte si vuole dire che Dio non si può ridurre ad un oggetto, come un'immagine che si prende in mano, ma neppure si può mettere qualcosa al posto di Dio; dall’altra parte, però, si afferma che Dio ha un volto, cioè è un «Tu» che può entrare in relazione, che non è chiuso nel suo Cielo a guardare dall’alto l’umanità. Dio è certamente sopra ogni cosa, ma si rivolge a noi, ci ascolta, ci vede, parla, stringe alleanza, è capace di amare.

04 novembre 2024