Ep. 328 - Papale papale - "Ricchezza"
Paolo VI,
La povertà è la filosofia del Vangelo: «Cercate prima il regno di Dio» (Matth. 6, 33). «Lo spirito di povertà e di amore, perciò, come dice il Concilio, è la gloria ed il segno della Chiesa di Cristo». Per fortuna questa idea evangelica oggi si fa strada nella Chiesa; e voi, alunni e figli del Poverello d’Assisi, dovete non solo onorarla, ma professarla, ad esempio ed a sostegno della Chiesa, e a monito per il mondo, che vediamo spesso ingolfato nella esclusiva o prevalente ricerca della ricchezza, nel conflitto sociale intorno alla ricchezza, nell’abuso gaudente, egoistico e vizioso della ricchezza. E anche nel mondo, in certe forme strane e discutibili, purtroppo non sempre immuni di licenziosa amoralità, e forse solo effimere e capricciose, si fa strada il ripudio di questo idolo affascinante ed opprimente, ch’è appunto la ricchezza ammantata di lusso e di comodità.
Giovanni XXIII,
Non esitiamo, anzi, di affermare che governanti e popoli sono destinati a restare in balìa dei naturali egoismi e delle divisioni, se non conformano le loro leggi a quelle norme di giustizia e di amore cristiano, di cui il Sacramento dell'Altare è la vera ed inesauribile sorgente. Non si veda, dunque, nella Eucaristia il bene soltanto del fedele comunicante, ma, al dire dell'Angelico Dottore, « il bene comune spirituale di tutta la Chiesa, che è ivi sostanzialmente presente».
Venerabili Fratelli e diletti figli! Nella lezione del Breviario della solennità di S. Agata si legge questa edificante espressione: « Multo praestantior est christiana humilitas et servitus regum opibus ac superbia »: « La cristiana umiltà dei servi di Dio è molto superiore alle ricchezze ed alla superbia dei re ».
Benedetto XVI,
il Vangelo di Luca presenta la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31). Il ricco impersona l’uso iniquo delle ricchezze da parte di chi le adopera per un lusso sfrenato ed egoistico, pensando solamente a soddisfare se stesso, senza curarsi affatto del mendicante che sta alla sua porta. Il povero, al contrario, rappresenta la persona di cui soltanto Dio si prende cura: a differenza del ricco, egli ha un nome, Lazzaro, abbreviazione di Eleazaro, che significa appunto "Dio lo aiuta". Chi è dimenticato da tutti, Dio non lo dimentica; chi non vale nulla agli occhi degli uomini, è prezioso a quelli del Signore. Il racconto mostra come l’iniquità terrena venga ribaltata dalla giustizia divina: dopo la morte, Lazzaro è accolto "nel seno di Abramo", cioè nella beatitudine eterna; mentre il ricco finisce "all’inferno tra i tormenti". Si tratta di un nuovo stato di cose inappellabile e definitivo, per cui è durante la vita che bisogna ravvedersi, farlo dopo non serve a nulla.
Francesco,
La ricchezza può spingere a erigere muri, creare divisioni e discriminazioni. Gesù, al contrario, invita i suoi discepoli ad invertire la rotta: “Fatevi degli amici con la ricchezza”. È un invito a saper trasformare beni e ricchezze in relazioni, perché le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute. Nella vita, infatti, porta frutto non chi ha tante ricchezze, ma chi crea e mantiene vivi tanti legami, tante relazioni, tante amicizie attraverso le diverse “ricchezze”, cioè i diversi doni di cui Dio l’ha dotato. Ma Gesù indica anche la finalità ultima della sua esortazione: “Fatevi degli amici con la ricchezza, perché essi vi accolgano nelle dimore eterne”. Ad accoglierci in Paradiso, se saremo capaci di trasformare le ricchezze in strumenti di fraternità e di solidarietà, non ci sarà soltanto Dio, ma anche coloro con i quali abbiamo condiviso, amministrandolo bene, quanto il Signore ha messo nelle nostre mani.