Ep. 322 - Papale papale - "Pietà"
Giovanni Paolo II,
Il Cuore del Salvatore è ancora, anzi è primordialmente “fonte di consolazione”, perché Cristo dona, insieme col Padre, lo Spirito Consolatore: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14, 16; cf. Gv 14, 25; 16, 12): Spirito di verità e di pace, di concordia e di soavità, di conforto e di consolazione; Spirito che scaturisce dalla Pasqua di Cristo (cf. Gv 19, 28-34) e dall’evento della Pentecoste (cf. At 2, 1-13).
Tutta la vita di Cristo fu perciò un continuo ministero di misericordia e di consolazione. La Chiesa, contemplando il Cuore di Cristo e le sorgenti di grazia e di consolazione che ne sgorgano, ha espresso questa realtà stupenda con l’invocazione: “Cuore di Cristo, fonte di ogni consolazione, abbi pietà di noi”.
Giovanni XXIII,
Motivi di pietà religiosa mossero Papi e personaggi illustri di ogni secolo a sostare in preghiera in questa Basilica di Loreto, che si estolle sul digradare dei colli Piceni verso il mare Adriatico. Animati da fervida fede in Dio e da venerazione verso la Madre di Gesù e nostra, essi vennero qui in pellegrinaggio, talora in tempi difficili e di gravi ansietà per la Chiesa. Basta ricordare, fra gli altri, i Papi Pio II, Paolo III, l'iniziatore del Concilio di Trento, Pio VI e Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX, ed inoltre S. Carlo Borromeo, S. Francesco di Sales e altri Santi e Beati, per averne un tratto di edificante incoraggiamento. Alla vigilia del Concilio Vaticano II, ecco l'umile Successore di Pietro aggiungersi con gesto discreto ai molti che l'hanno qui preceduto.
Benedetto XVI,
I doni dello Spirito sono realtà stupende, che vi permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità. (...) Un altro dono è quello della pietà, che tiene viva nel cuore la fiamma dell’amore per il nostro Padre che è nei cieli, in modo da pregarLo ogni giorno con fiducia e tenerezza di figli amati; di non dimenticare la realtà fondamentale del mondo e della mia vita: che c’è Dio e che Dio mi conosce e aspetta la mia risposta al suo progetto.
Francesco,
Se il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come fratelli. E allora sì che saremo mossi da sentimenti di pietà – non di pietismo! – nei confronti di chi ci sta accanto e di coloro che incontriamo ogni giorno. Perché dico non di pietismo? Perché alcuni pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare una faccia da immaginetta, far finta di essere come un santo. In piemontese noi diciamo: fare la “mugna quacia”. Questo non è il dono della pietà. Il dono della pietà significa essere davvero capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno. C'è un rapporto molto stretto fra il dono della pietà e la mitezza. Il dono della pietà che ci dà lo Spirito Santo ci fa miti, ci fa tranquilli, pazienti, in pace con Dio, al servizio degli altri con mitezza.