Ep. 338 - Papale papale - "Eroi"
Paolo VI,
La Chiesa ha scritto col sangue una nuova pagina della sua storia, sempre avversata per il nome di Cristo, e sempre vittoriosa per il mistero di verità e di vita, ch’essa porta con sé.
Ci obbligano a pensare questi eroi, lontani nello spazio, ma tanto prossimi al vero Capo della Chiesa, che è Cristo, il quale qui, sopra la tomba del suo Apostolo, ha posto il fondamento visibile ed il cuore pulsante nella storia della sua medesima Chiesa.
Vien fatto di domandarci se noi, figli del regno (Matth. 8, 11), come Gesù definisce quelli che gli sono tradizionalmente vicini, abbiamo coscienza della nostra gratuita fortuna; se siamo convinti che per essere veramente fedeli dobbiamo anche noi sopportare di essere talora avversati, per il dramma del Vangelo nel mondo, «a causa del suo nome» (cfr. Matth. 10, 22); e se finalmente, posti davanti al dilemma della scelta decisiva, saremmo disposti a preferire la fede, questo sommo valore, ad ogni altro valore terreno e temporale, alla nostra stessa effimera vita presente, preludio di quella immortale ed eterna.
Francesco,
I martiri, però, non vanno visti come “eroi” che hanno agito individualmente, come fiori spuntati in un deserto, ma come frutti maturi ed eccellenti della vigna del Signore, che è la Chiesa. In particolare, i cristiani, partecipando assiduamente alla celebrazione dell’Eucaristia, erano condotti dallo Spirito a impostare la loro vita sulla base di quel mistero d’amore: cioè sul fatto che il Signore Gesù aveva dato la sua vita per loro, e dunque anche loro potevano e dovevano dare la vita per Lui e per i fratelli. Una grande generosità, il cammino di testimonianza cristiana. Sant’Agostino sottolinea spesso questa dinamica di gratitudine e di gratuito contraccambio del dono.
Giovanni Paolo II,
La virtù della fortezza richiede sempre un certo superamento della debolezza umana e soprattutto della paura. L’uomo infatti, per natura, teme spontaneamente il pericolo, i dispiaceri, le sofferenze. Perciò bisogna cercare gli uomini coraggiosi non soltanto sui campi di battaglia, ma anche nelle corsie di un ospedale o sul letto del dolore. Tali uomini si potevano incontrare spesso nei campi di concentramento e nei luoghi di deportazione. Erano degli autentici eroi.
La paura toglie alle volte il coraggio civile agli uomini che vivono in un clima di minaccia, di oppressione o di persecuzione. Particolare valore hanno allora gli uomini, che sono capaci di varcare la cosiddetta barriera della paura, al fine di rendere testimonianza alla verità e alla giustizia.
Giovanni XXIII,
E che dire di quelle nazioni, ove l'apostolato s'è ridotto o si sta riducendo a lamentevole ricordo, e gli spiriti abbattuti non osano prevedere, a breve scadenza, la riuscita di un rinnovato movimento di azione pastorale, a luce delle singole anime e a direzione delle famiglie e dei popoli?
Ciò mette in chiaro il significato di un'altra verità che i discepoli di Cristo non vogliono dimenticare: che per il cristiano la vera gioia, anche quando è accompagnata da saggi propositi, trova facilmente il suo riscontro in tristezze e contraddizioni.
Sta scritto nel Libro Sacro che Gesù, al contemplare Gerusalemme dall'alto, sentì sciogliersi il cuore e gli occhi in pianto.
Quante città e nazioni, a riguardarle nelle pagine della loro storia e alla luce delle meraviglie del loro passato, meraviglie di santità ed eroismo, di pietà religiosa e di trionfo di carità, che le resero celebrate, richiamano in eco di mestizia: il Tenebrae factae sunt ... Velum templi scissum est! della morte di Cristo.