Ep. 329 - Papale papale - "Miseria"
Pio XII,
Il vostro cuore e la vostra mente si volgano al Fanciullo divino del presepio. Vedete e meditate come in quella grotta abbandonata, esposta al freddo e ai venti, Egli partecipi della vostra povertà e della vostra miseria. Egli, Signore del cielo e della terra e di tutte le ricchezze, per le quali contendono gli uomini. Tutto è suo: eppure quante volte in questi tempi ha dovuto anch'Egli abbandonare chiese e cappelle distrutte, incendiate, crollate o pericolanti! (...) Noi vi lodiamo e ringraziamo, Sacerdoti e laici, uomini e donne, che non di rado, sprezzando ogni pericolo della vostra vita, avete ricoverato e custodito in luogo sicuro il Signore e Salvatore eucaristico. Il vostro zelo non voleva che si avverasse ancora una volta ciò che fu detto di Cristo: «È venuto nei suoi possessi e i suoi non l'hanno accolto» (Io. I, II). Così il Signore non ha rifiutato di venire in mezzo alla vostra povertà: Egli che già preferì Betlemme a Gerusalemme, la stalla e il presepe al grandioso tempio del Padre suo. Povertà e miseria sono amare, ma diventano dolci se si conserva in sé Iddio, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, e la sua grazia e verità.
Paolo VI,
Siamo tutti sorpresi e addolorati: ancora la guerra, una nuova guerra, questa terribile e inumana disgrazia, riprende a scoppiare sulla terra. (...) Si avverte il pericolo spaventoso che alleanze quasi automatiche e incalcolabili travolgano nel nuovo conflitto altri Popoli e vi impieghino altre armi formidabili. (...) Speriamo ancora, e con buon fondamento, che ciò non avvenga; ma la minaccia prende profilo preciso. E così un altro pericolo incombe sulla nostra generazione: dopo essere uscita da una straziante e orrenda esperienza delle ultime guerre, e dopo avere tanto parlato di progresso e di concordia, pare ad un tratto che l’ideale della pace universale svanisca come un incantevole sogno al risveglio dell’inesorabile realtà dell’uomo nemico dell’uomo, e con tale feroce potenza da travolgere più che mai nel suo ricorrente conflitto innumerevoli schiere di esseri ignari, inermi, innocenti, e di crescere a dismisura il dolore e la miseria nell’umanità.
Benedetto XVI,
Quando Francesco d’Assisi si spoglia dei suoi beni, fa una scelta di testimonianza ispiratagli direttamente da Dio, ma nello stesso tempo mostra a tutti la via della fiducia nella Provvidenza. Così, nella Chiesa, il voto di povertà è l’impegno di alcuni, ma ricorda a tutti l’esigenza del distacco dai beni materiali e il primato delle ricchezze dello spirito. Ecco dunque il messaggio da raccogliere oggi: la povertà della nascita di Cristo a Betlemme, oltre che oggetto di adorazione per i cristiani, è anche scuola di vita per ogni uomo. Essa ci insegna che per combattere la miseria, tanto materiale quanto spirituale, la via da percorrere è quella della solidarietà, che ha spinto Gesù a condividere la nostra condizione umana.
Francesco,
L’infinito di Dio si cela nella miseria umana, il Signore si agita e si rende presente, e si rende una presenza amica proprio nella carne ferita degli ultimi, dei dimenticati, degli scartati. Lì si manifesta il Signore. E noi, che talvolta ci scandalizziamo inutilmente di tante piccole cose, faremmo bene invece a chiederci: perché dinanzi al male che dilaga, alla vita che viene umiliata, alle problematiche del lavoro, alle sofferenze dei migranti, non ci scandalizziamo? Perché restiamo apatici e indifferenti alle ingiustizie del mondo? Perché non prendiamo a cuore la situazione dei carcerati, che anche da questa città di Trieste si leva come un grido di angoscia? Perché non contempliamo le miserie, il dolore, lo scarto di tanta gente nella città? Abbiamo paura, abbiamo paura di trovare Cristo, lì.