Il Papa: le ideologie, nemiche dell'educazione. Impariamo dalla curiosità dei bambini
Edoardo Giribaldi – Città del Vaticano
Lo ha detto un grande saggio: “cultura della curiosità”, che non è lo stesso della cultura del chiacchiericcio, no, niente a che vedere l’una con l’altra. Cultura della curiosità, valorizzando l’arte di fare domande. È quello che ci insegnano i bambini nell’età dei perché. L’età dei perché. “Papà, perché? Papà, perché? Mamma, perché?”
A conclusione del V Simposio Globale Uniservitate, dal titolo "Service-Learning e Patto Educativo Globale", Papa Francesco riceve una delegazione di partecipanti nella mattinata di oggi, 9 novembre nel Palazzo Apostolico vaticano ai quali raccomanda di "parlare con il cuore" a questo "mondo liquido" e soprattutto di stare attenti e difendersi dalle "ideologie di turno", il "peggior nemico" del cammino di maturazione.
"Apprendimento nel servizio"
Il Papa esordisce riconoscendo il “particolare interesse per la Chiesa” suscitato dall’incontro, volto a promuovere il “metodo pedagogico del “del service-learning, o ‘apprendimento nel servizio’, coltivando la responsabilità comunitaria degli studenti attraverso progetti sociali, che fanno parte integrante del loro percorso accademico”.
Il colpo di scena de "L'attimo fuggente"
A tal proposito, Francesco ricorda la celebre scena del film “L’attimo fuggente” nella quale gli studenti di un rinomato liceo del New England vengono invitati dal loro nuovo, “molto originale” professore di letteratura (interpretato da Robin Williams) a “salire sui banchi e a guardare la classe da un altro punto di vista”. Un vero e proprio “colpo di scena”, nota il Papa.
L’episodio rivela che cosa dovrebbe essere l’educazione: non solo trasmissione di contenuti - questa è una sola cosa - ma trasformazione della vita. Non solo ripetizione di formule - come i pappagalli - ma addestramento a vedere la complessità del mondo. Questo deve essere l’educazione
Il metodo d'insegnamento di Gesù
Uno stile pedagogico affine a quello di Gesù, riconducibile ad “una delle sue forme d’insegnamento più ricorrenti, le parabole”. Un mezzo “semplice ed accessibile a tutti” - "e tutti capiscono... tutti" - aggiunge Francesco - che permette “a chi ascolta di entrare nella narrazione coinvolgendosi e confrontandosi con i personaggi”.
Gesù mira a far sì che l’ascoltatore non rimanga solo destinatario del messaggio, ma si metta in gioco in prima persona.
Non si appiattisca il sapere
Il Papa oppone questo stile all'"appiattimento su determinati programmi spesso asserviti a interessi politici ed economici" causati dalla "globalizzazione attuale". Tale "uniformità nasconde forme di condizionamento ideologico che falsificano l’opera educativa, rendendola strumento per fini ben diversi dalla promozione della dignità umana e dalla ricerca della verità".
L’ideologia rimpicciolisce sempre, non ti permette di svilupparti. Sempre rimpicciolisce. Per questo, state attenti a difendervi dalle ideologie di turno
Le iniziative di Uniservitate
Contro “l’appiattimento” del sapere, Il Papa loda le attività della “rete Uniservitate, del Centro Latinoamericano de Aprendizaje y Servizio Solidario”, il cui scopo è proprio quello di promuovere il service-learning nell'istruzione superiore cattolica. Un titolo, quest’ultimo, non puramente “onorifico”, da cui deriva “l’impegno a coltivare un caratteristico stile pedagogico e una didattica coerente con gli insegnamenti del Vangelo”.
Non è ideologia evangelica. No. È umanesimo, umanesimo secondo il Vangelo.
"Costruiamo un villaggio dell'educazione"
La missione di Uniservitate aderisce pienamente al Patto Educativo Globale, l’iniziativa lanciata da Francesco nel settembre del 2019 volta a “ravvivare l’impegno per e con le nuove generazioni, rinnovando la passione per un’educazione più aperta e inclusiva, capace di ascolto paziente, dialogo costruttivo e mutua comprensione”. Ciò è possibile, nota il Papa, solo corrispondendo al proverbio africano da lui spesso citato che afferma come “per educare un bambino” serva “un intero villaggio”.
Costruiamo dunque un “villaggio dell’educazione”, dove condividere l’impegno a promuovere relazioni umane positive e culturalmente valide.
Oltre le aule e le biblioteche
Se di villaggio e comunità si parla, è chiaro come l’istruzione diventi attività che travalichi le “aule scolastiche” o le biblioteche. Essa “continua nella vita, continua negli incontri e sulle strade che percorriamo ogni giorno. Ascoltare l’altro, riflettere sul dialogo: questa è la strada dell’istruzione". L’alleanza auspicata da Francesco genera “pace, giustizia ed accoglienza”, favorendo “il dialogo tra le religioni e la cura della nostra casa comune.”
Siamo consapevoli che il compito non è facile, ma è appassionante! Educare è un’avventura, è una grande avventura.
Studenti in relazione con la realtà
Per sostenere le iniziative comune alle scuole cattoliche, Francesco propone due principi contenuti nell’esortazione apostolica : “la realtà è superiore all'idea” e “il tutto è superiore alla parte”. I progetti pedagogici dovranno mettere in relazione gli studenti “con la realtà che li circonda”, così che “imparino a trasformare il mondo non per proprio tornaconto, ma con spirito di servizio”.
Contatto con la realtà per non cadere nell’idea.
La "cultura della curiosità"
Riguardo la "cultura della curiosità! e "l'arte di fare domande" tipica dei bambini, Francesco aggiunge a braccio un suo aneddoto d'infanzia. Un intervento alle amigdale, quando non c'era ancora l'anestesia "e si faceva in un modo molto pratico: l’infermiere ti prendeva in mano, ti teneva così, e tu non potevi muoverti, ti mettevano un apribocca, e con due forbici, ciukk. E finita la storia. E lì dopo ti davano il gelato, un gelato per fare la coagulazione." All'uscita, il Papa e il padre tornano a casa in taxi. "Il giorno dopo, quando potevo parlare, gli dico: 'Papà perché hai pagato?' 'Eh, perché…' E mi spiegò cos’era il taxi. 'Ma papà, tutte le macchine della città, non sono tue?' 'No…' E fu una grande delusione… perché papà non era padrone di tutte le macchine.
Ma il perché dei bambini tante volte nasce da una delusione, da una curiosità. Ascoltare le domande dei bambini, e imparare noi a farne. Questo ci aiuta tanto. E questa io chiamo cultura della curiosità. I bambini sono curiosi, sono curiosi, nel buon senso della parola. L’arte di fare domande.
Aiutare le nuove generazioni
In questo, Francesco chiede di sostenere i giovani nell’esplorazione “di sé e del mondo” senza ridurre “la conoscenza”, in questo caso alla sola “abilità della mente”, bensì “completandola con la destrezza di mani operose e con la generosità di un cuore appassionato”. Un'educazione, quindi, fatta di "mente", "cuore" e "mani".
Dobbiamo imparare a pensare quello che sentiamo e facciamo, a sentire quello che facciamo e pesiamo, a fare quello che sentiamo e pensiamo. Questa è l’educazione: i tripli linguaggi.
La strada per il "compito tanto urgente"
Il Papa conclude il suo messaggio proponendo “una buona strada per riuscire in un compito tanto urgente”, tratta dall’enciclica . “In un mondo liquido, è necessario parlare di nuovo con il cuore”, spiega Francesco, poiché “solo a partire dal cuore le nostre comunità riusciranno a unire le diverse intelligenze e volontà e a pacificarle affinché lo Spirito ci guidi come rete di fratelli”.
Oggi il nemico, forse il più grande, nel cammino di maturazione, sono le ideologie. Le ideologie non ci fanno crescere, ideologie di qualsiasi segno. Sono nemiche della maturazione
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