Il Papa ai missionari: rinnovare il volto di questa terra ferita da ingiustizie e sofferenze
Lorena Leonardi – Città del Vaticano
Tornare al “fondamento della missione”, ossia “riconoscerci figli, toccati dalla misericordia di Dio” e mediante il “linguaggio dell’amore”, sull’esempio di Maria, portare Cristo “fino ai confini della terra”. Una terra il cui volto è "ferita dalle nostre ingiustizie e dalla sofferenza". Con questo invito Papa Francesco si rivolge nel suo messaggio in spagnolo ai partecipanti al VI Congresso americano missionario (Cam 6) in corso a Ponce, Puerto Rico, dal 19 al 24 novembre.
Annunciare con le parole e le opere
Dal momento che “non possiamo dare ciò che non abbiamo” né “esprimere ciò che non abbiamo vissuto, ciò che i nostri occhi non hanno visto e le nostre mani non hanno toccato”, spiega il Papa, il fondamento della missione rimane “l’esperienza di Dio, l’incontro innamorato con Gesù”, che ci rivela la “Buona Novella”, e ci mostra il Padre.
Esempio di questa “meraviglia” sono per Francesco “tanti missionari che, con parole e opere, lo hanno annunciato”. Anche Gesù è stato un “missionario”, nelle “parole pronunciate davanti a Dio”, “nell’intima preghiera che precedeva ogni sua azione”, così come nelle “opere realizzate” per rendere “testimonianza dell’amore più grande al suo popolo”.
Vedere Dio nei fratelli
È questo il messaggio, prosegue, “che i missionari hanno continuato a tradurre in ogni epoca, in ogni luogo, in ogni lingua”, ed è questa “la vocazione del battezzato”: vedere Dio, vederlo nel mondo, nel fratello, avere occhi “cristificati” e, con essi, “uno sguardo compassionevole, accogliente, misericordioso”.
NeI messaggio il Papa si sofferma sulle parti salienti della preghiera alla Santissima Trinità che ha offerto in occasione della Cam6, e sottolinea come lo Spirito Santo ponga in noi “le parole da rivolgere a Dio e agli uomini”.
La Chiesa parla tutte le lingue del mondo
Dagli albori della Chiesa si invoca lo Spirito perché “attraverso la sua forza vivificante” possiamo trasmettere il messaggio in qualsiasi lingua – “la Chiesa le parla tutte” – ma, soprattutto, perché parla sempre con uno stesso linguaggio, quello dell’amore, “comprensibile a tutti gli uomini, poiché fa parte della loro stessa essenza, quella di essere immagine di Dio”.
In tal modo, la gioia dello Spirito non finisce con loro, ma si espande, si comunica, invitandoci a camminare insieme, come Popolo fedele di Dio, in sinodalità e ascolto reciproco.
Maria, modello di evangelizzazione
Quando “sembrerebbe che ci manchino le forze per camminare” ecco che, suggerisce il Papa, “non dobbiamo abbandonare la nostra preghiera, chiedendo incessantemente al Padre di effondere il suo Amore, il suo Spirito vivificante, affinché rinnovi il volto di questa terra ferita dalle nostre ingiustizie e dalla sofferenza che abbiamo provocato”.
In questo senso Maria, “primo Tabernacolo che, accogliendo Gesù, si mette in cammino, nel servizio”, è il “modello di evangelizzazione” da seguire per “offrire Cristo a tutta l’umanità”. Imitando il suo esempio di “dedizione” e sostenuti dalla sua “cura materna e provvidente”, conclude il Papa, saremo suoi discepoli missionari “fino ai confini della terra”.
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