Il Papa: il Sinodo un cammino. Ogni contributo sia un dono, no agende da imporre
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Ascoltare, discernere la voce di Dio, liberarsi di tutto ciò che impedisce di “creare armonia nella diversità”, aprire il cuore e la mente e “farsi piccoli” per accogliersi vicendevolmente, “con umiltà”: per affrontare la seconda sessione della XVI Assemblea generale del Sinodo sulla sinodalità servono questi atteggiamenti. Il Papa li descrive nella Messa di apertura dell’assise celebrata stamani, 2 ottobre, memoria liturgica dei Santi Angeli Custodi, in piazza San Pietro, e sottolinea ai 25 mila fedeli presenti alla celebrazione che il Sinodo “è un cammino". Iniziato tre anni fa, Francesco chiede di riprendere ora questo itinerario “con uno sguardo rivolto al mondo”, a “questa drammatica ora della nostra storia”, mentre guerra e violenza “continuano a sconvolgere interi popoli e Nazioni”, perché in tale contesto la comunità cristiana, che “è sempre a servizio dell’umanità”, è chiamata ad annunciare il Vangelo. E per invocare il dono della pace, il Papa annuncia che domenica prossima si raccoglierà in preghiera nella Basilica di Santa Maria Maggiore per recitare il Rosario e rivolgere “alla Vergine un’accorata supplica”, e invita i membri del Sinodo a unirsi a lui. Inoltre, per il 7 ottobre indice una giornata di preghiera e di digiuno per la pace nel mondo.
L’ascolto nella comunione
Entrando nel vivo dei lavori sinodali, il Papa - che nella sua prende spunto dalle letture liturgiche per proporre tre immagini, "voce", "rifugio", "bambino", con un richiamo all'ascolto, all'accoglienza, e all'umiltà - ricorda che il Sinodo “è un cammino, in cui il Signore mette” nelle mani di chi vi partecipa “la storia, i sogni e le speranze” di milioni “di sorelle e fratelli sparsi in ogni parte del mondo”, per cercare “di comprendere quale via percorrere per giungere là dove Lui ci vuole portare”. E spiega che per discernere la volontà di Dio, occorre accostarsi “con rispetto e attenzione, nella preghiera e alla luce” delle Scritture, “a tutti i contributi raccolti in questi tre anni di lavoro intenso, di condivisione, di confronto e di paziente sforzo di purificazione della mente e del cuore”. In pratica, specifica Francesco, “con l’aiuto dello Spirito Santo”, c’è da “ascoltare e comprendere” idee, attese e proposte “per discernere insieme la voce di Dio che parla alla Chiesa”, ricordandosi che il Sinodo “non è un’assemblea parlamentare, ma un luogo di ascolto nella comunione”. Ma per ascoltare in questa prospettiva, avverte il Papa, è necessario liberarsi “da quello che, in noi e tra noi, può impedire alla ‘carità dello Spirito’ di creare armonia nella diversità”.
Non è in grado di sentire la voce del Signore chi con arroganza presume e pretende di averne l’esclusiva. Ogni parola invece va accolta con gratitudine e semplicità, per farsi eco di ciò che Dio ha donato a beneficio dei fratelli. Nel concreto, badiamo a non trasformare i nostri contributi in puntigli da difendere o agende da imporre, ma offriamoli come doni da condividere, pronti anche a sacrificare ciò che è particolare, se ciò può servire a far nascere insieme qualcosa di nuovo secondo il progetto di Dio.
Le soluzioni dei problemi le ha Dio
Restando chiusi nei propri punti di vista e nelle proprie idee si finisce col “‘tirare acqua al proprio mulino’ senza ascoltare gli altri - mette in guardia Francesco - e soprattutto senza ascoltare la voce del Signore”, Colui che ha “le soluzioni ai problemi da affrontare”, per questo è Lui che bisogna ascoltare con fiducia.
Aprirsi e offrirsi agli altri
Nell’assise sinodale, la presenza di “persone forti, preparate”, che possono offrire “riflessioni e intuizioni geniali”, è “ricchezza” che “stimola”, induce “a pensare in modo più aperto e ad andare avanti con decisione”, prosegue il Papa, e “aiuta a rimanere saldi nella fede anche di fronte a sfide e difficoltà”. E poi bisogna avere “il cuore aperto, il cuore in dialogo”, “aprirsi”, “offrirsi gli uni agli altri come abbraccio accogliente e luogo di riparo”. Perché nell’assemblea sinodale ciascuno potrà “sentirsi libero di esprimersi tanto più spontaneamente e liberamente, quanto più percepirà attorno a sé la presenza di amici che gli vogliono bene e che rispettano, apprezzano e desiderano ascoltare ciò che ha da dire”. Si tratta di “abbracciare, proteggere e prendersi cura”, che non è una “tecnica di ‘facilitazione’”, ma è l’“indole della Chiesa”. E poi “quello che importa, quello che è fondamentale è l’armonia”, che può generare solo lo Spirito Santo, che “è il maestro dell’armonia, che con tante differenze è capace di creare una sola voce, ma con tante voci diverse”.
La Chiesa ha bisogno di “luoghi pacifici e aperti”, da creare prima di tutto nei cuori, in cui ciascuno si senta accolto come figlio in braccio a sua madre e come bimbo sollevato alla guancia dal padre.
Ampliare le proprie vedute e allargare il cuore
E poi nella consapevolezza dei temi rilevanti che l’assemblea sinodale deve affrontare, bisogna avere apertura mentale e allargare il cuore.
Il Sinodo, data la sua importanza, in un certo senso ci chiede di essere “grandi” – nella mente, nel cuore, nelle vedute –, perché sono “grandi” e delicate le questioni da trattare, e ampi, universali gli scenari entro cui esse si collocano.
Ma è necessario ricordarsi che “l’unica via per essere ‘all’altezza’ del compito che ci è affidato, è quella di abbassarci – conclude il Pontefice - di farci piccoli e di accoglierci a vicenda come tali, con umiltà”, perché “il più alto nella Chiesa è quello che si abbassa di più”.
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