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Francesco: la vera ricchezza non sono i beni mondani, ma essere amati da Dio

Commentando all'Angelus il passo del Vangelo di Marco dell'uomo ricco che corre verso Gesù per chiedergli come avere la vita eterna, il Pontefice ricorda che tutti abbiamo bisogno della felicità, ma che questa non si trova nelle ricchezze, ma nel "rischiare l'amore" di Dio, donando tutto ai poveri e seguendolo.

Michele Raviart – Città del Vaticano

A che cosa è attaccato il nostro cuore? Come saziamo la nostra fame di vita e di felicità? Sappiamo condividere con chi è povero, con chi è in difficoltà o ha bisogno di un po’ di ascolto, di un sorriso, di una parola che lo aiuti a ritrovare speranza? A queste domande cerca di rispondere Papa Francesco all’, commentando il passo del Vangelo di Marco dell’uomo ricco che corre verso Gesù per chiedergli cosa fare per avere in eredità la vita eterna.

La terapia di Gesù è dare tutto ai poveri e seguirlo

Innanzitutto, sottolinea Francesco, l’uomo va da Gesù correndo. “Pur avendo tante ricchezze”, infatti, “è insoddisfatto, porta dentro un’inquietudine, è alla ricerca di una vita più piena”. Si butta ai piedi del Maestro, come gli ammalati e gli indemoniati. “È ricco, eppure ha bisogno di guarigione” e la terapia che Gesù gli propone è vendere tutto quello che ha, darlo ai poveri e seguirlo”. La conclusione inattesa, è che l’uomo si fa triste in volto e se ne va via: “Tanto grande e impetuoso è stato il desiderio di incontrare Gesù, quanto freddo e veloce il congedo da Lui”:

Anche noi, portiamo nel cuore un insopprimibile bisogno di felicità e di una vita colma di significato; tuttavia, possiamo cadere nell’illusione di pensare che la risposta si trovi nel possesso delle cose materiali e nelle sicurezze terrene. Gesù invece vuole riportarci alla verità dei nostri desideri e farci scoprire che, in realtà, il bene a cui aneliamo è Dio stesso, il suo amore per noi e la vita eterna che Lui e Lui solo può donarci.

Rischiare l'amore

La vera ricchezza, ribadisce il Pontefice, è essere guardati con amore dal Signore, "come fa Gesù con quell’uomo, e amarci tra di noi, facendo della nostra vita un dono per gli altri”. L’invito di Gesù è a “rischiare l’amore”, come non ha fatto l’uomo ricco, e a “spogliarsi di noi stessi e delle nostre false sicurezze, facendoci attenti a chi è nel bisogno e condividendo i nostri beni, non solo le cose, ma ciò che siamo: i nostri talenti, la nostra amicizia, il nostro tempo”:

Ricordiamoci questo: la vera ricchezza non sono i beni di questo mondo, la vera ricchezza è essere amati da Dio e imparare ad amare come Lui.

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13 ottobre 2024, 12:12

L’Angelus è una preghiera recitata in ricordo del Mistero perenne dell’Incarnazione tre volte al giorno: alle 6 della mattina, a mezzogiorno e alla sera verso le 18, momento nel quale viene suonata la campana dell’Angelus. Il nome Angelus deriva dal primo versetto della preghiera – Angelus Domini nuntiavit Mariae – che consiste nella lettura breve di tre semplici testi che vertono sull’Incarnazione di Gesù Cristo e la recita di tre Ave Maria. Questa preghiera è recitata dal Papa a Piazza San Pietro a mezzogiorno la domenica e nelle Solennità. Prima della recita dell’Angelus, il Pontefice tiene anche un breve discorso prendendo spunto dalle Letture del giorno. Seguono i saluti ai pellegrini.
Dalla Pasqua fino a Pentecoste, al posto dell’Angelus viene recitato il Regina Coeli, che è una preghiera in ricordo della Risurrezione di Gesù Cristo, al termine della quale viene recitato il Gloria per tre volte.

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