Il Papa: si sta distruggendo il mondo, si fermino le guerre finché siamo in tempo
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
“Fermate la guerra! Fermate le guerre!”: è il grido di tanti popoli rilanciato dai partecipanti all’Incontro Internazionale di Preghiera per la Pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio a Parigi dal 22 al 24 settembre, che Francesco vuole far proprio e che rivolge “ai responsabili politici”. “Stiamo già distruggendo il mondo! Fermiamoci finché siamo in tempo”, scrive il Papa nel messaggio inviato ai rappresentanti delle Chiese e comunità cristiane e delle grandi religioni mondiali ed alle autorità presenti all’evento che ricalca il raduno voluto 38 anni fa da Giovanni Paolo II ad Assisi.
Le religioni non alimentino guerre e conflitti
L’auspicio del Pontefice è che le giornate di Parigi pensate nello Spirito di Assisi possano aiutare i credenti a “far crescere oggi la fraternità tra i popoli”. “Troppe volte, in passato, le religioni sono state utilizzate per alimentare conflitti e guerre. Un pericolo che è ancora oggi incombente” sottolinea Francesco, ribadendo, come affermato insieme al Grande Imam Ahmad Al-Tayyeb nel , che “le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue” e che semmai “queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato – in alcune fasi della storia – dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini”. Le religioni non devono “diventare strumento per alimentare nazionalismi, etnicismi, populismi”, “guai a chi cerca di trascinare Dio nel prendere parte alle guerre”, aggiunge il Papa.
Essere artigiani di pace
Le religioni devono “favorire visioni di pace”, come è stato mostrato in questi giorni nella capitale francese, dove uomini e donne di cultura e di fede diverse hanno “sperimentato la forza e la bellezza della fraternità universale” si legge nel testo del messaggio di Francesco, che esorta ad essere “artigiani di pace”, perché, “se in tanti continuano a fare la guerra, tutti possiamo lavorare per la pace”.
Lo Spirito di Assisi si diffonda tra i popoli
Il Papa ringrazia “la Comunità di Sant’Egidio che, con passione e audace creatività, continua a tener vivo lo Spirito di Assisi”, e, osserva che da quel lontano 1986, “quando fu celebrato il primo incontro di preghiera per la Pace”, svariati “eventi hanno segnato la storia del mondo” - dal crollo del muro di Berlino, all’inizio del terzo millennio, dalla crescita di fondamentalismi e conflitti al cambiamento climatico, dell’avvento delle tecnologie emergenti e convergenti e alle pandemie - mentre oggi “siamo nel mezzo di un “cambiamento d’epoca” di cui non conosciamo ancora le prospettive”. Un contesto al quale si adattano ancora le parole di Papa Wojtyla che nella città di San Francesco, evidenziò “il legame intrinseco tra un atteggiamento autenticamente religioso e il grande bene della pace”, invocando “un nuovo linguaggio di pace, per nuovi gesti di pace”, per spezzare “le catene fatali delle divisioni ereditate dalla storia o generate dalle moderne ideologie”. Lo Spirito di Assisi è una benedizione per il mondo di oggi “lacerato da troppe guerre, da troppa violenza”, afferma Bergoglio, “questo ‘spirito’ deve soffiare ancor più forte nelle vele del dialogo e dell’amicizia tra i popoli”.
Tessere legami fraterni
Con il pensiero a quanti a Parigi questa sera sono “raccolti davanti alla Cattedrale che, dopo il drammatico incendio, sta per riaprire le sue porte per la preghiera”, Francesco rimarca, inoltre, che c’è “bisogno di pregare per la pace”, perché si è fatto più concreto “il rischio che i numerosi conflitti invece di cessare si allarghino pericolosamente”. E ribadisce ai credenti l’invito espresso nella a offrire il loro “prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società”. “C’è bisogno di incontrarsi, di tessere legami fraterni e di lasciarsi guidare dall’ispirazione divina che abita ogni fede, per immaginare assieme la pace tra tutti i popoli” prosegue il Papa, che, “in un mondo che rischia di frantumarsi nei conflitti e nelle guerre”, ritiene prezioso il lavoro dei credenti “per mostrare visioni di pace e favorire ovunque nel mondo la fraternità e la pace tra i popoli”.
La pace richiede saggezza e audacia
Il “grande compito della pace” richiede “saggezza, audacia, generosità e determinazione”, conclude Francesco, ricordando che il sogno di Dio sul mondo è “la fraternità tra tutti i popoli”, per questo ai credenti è affidata la responsabilità di esortare e spingere l’umanità in questa direzione.
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