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Kuwait City: Conferenza per la ricostruzione dell'Iraq Kuwait City: Conferenza per la ricostruzione dell'Iraq 

Ricostruire l’Iraq dopo la guerra con l’Is. Infanzia in primo piano

Da Kuwait City parte la ricostruzione dell’Iraq, quantificata da Baghdad in 90 miliardi di dollari. Coinvolti Paesi, enti pubblici e privati, organismi internazionali di tutto il mondo. Appello Unicef e Un-Habitat: partiamo da servizi e infrastrutture per l’infanzia. Intervista a Paolo Rozera

Roberta Gisotti – Città del Vaticano

“Impegnarsi a cambiare – garantire il futuro” in Iraq: è l’appello lanciato dal Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef) e dall’agenzia Onu per gli insediamenti umani (Habitat), a margine della Conferenza, in chiusura oggi a Kuwait City, dedicata alla ricostruzione del Paese, martoriato da 3 anni di guerra contro il sedicente Stato islamico e 15 anni di conflitti armati e di instabilità politica e grave crisi sociale, seguite all’occupazione nel 2003 del Paese da parte della Forza multinazionale a guida statunitense, con l’obiettivo di spodestare il regime di Saddam Hussein.

Energia, comunicazioni, trasporti, costruzioni, tutela dell’ambiente: su questi settori sono stati chiamati a confrontarsi delegazioni di 70 Paesi e organizzazioni internazionali, oltre a rappresentanti di 1850 aziende di tutto il mondo presenti alla Conferenza organizzata dallo stesso Iraq, insieme a Kuwait, Onu, Unione Europea e Banca mondiale.

Ricostruzione: affare colossale

La ricostruzione dell’Iraq si configura come un affare colossale, che muoverà 90 miliardi di dollari di investimenti, secondo le stime del governo di Baghdad. L’Iraq ha già formulato 157 progetti di investimento che ha presentato a Kuwait City che riguardano aeroporti, strade, case, ospedali, scuole, reti di telecomunicazioni, ma anche industria petrolchimica, oleodotti e raffinerie e poi agricoltura e recupero e restauro del patrimonio artistico e culturale.

Investire sull’infanzia

Fatto salvo questo aspetto di ripresa e rilancio delle attività economiche dell’Iraq, l’Unicef insieme all’agenzia Un-Habitat chiede speciali garanzie d’intervento primario sull’infanzia, a partire dal dato della povertà che colpisce oggi 1 bambino su 4 in Iraq, come spiega Paolo Rozera, direttore generale dell’Unicef-Italia:

R. - I bambini sono quelli che hanno subito più di tutti le conseguenze di questa guerra fratricida in Iraq. Dobbiamo intervenire affinché in questa grande mobilitazione per ricostruire l’Iraq, i bambini vengano messi al primo posto, perché rappresentano veramente il futuro di questo Paese. Si parla addirittura di un milione di bambini che hanno bisogno di supporto psico-sociale; sono bambini che hanno subito privazioni enormi. In particolare io mi sono trovato in Iraq, a Mosul, nel luglio scorso, proprio nei giorni della liberazione,  a parlare con questi bambini. A scuola insegnavano loro come caricare un mitra, come sgozzare e uccidere una persona con un pugnale. Le bambine giravano tutte coperte, anche con i guanti, ad una temperatura di 40 gradi all’ombra e venivano frustrate dalla polizia religiosa. Insomma, una situazione dalla quale riprendersi è difficile. Ma questi bambini sono il futuro dell’Iraq e su di loro dobbiamo concretare il nostro intervento.

Scuola per tutti

Tra le prime azioni è quella di garantire la ripresa della scuola per tutti, visto che metà degli edifici hanno bisogno di riparazioni.

R. - Fin da luglio, l’Unicef si è impegnata affinché i bambini potessero rientrare ad ottobre nelle scuole. Però le scuole distrutte sono tante. L’istruzione è veramente l’unica possibilità di riscatto per questi bambini, l’unica possibilità di ricostruirsi un futuro diverso.

Come controllare la corruzione

Negli anni passati sono arrivati molti aiuti per la popolazione dell’Iraq. Però c’è stato un grande problema di corruzione, che ha vanificato in gran parte questi interventi.

R. - I soldi gestiti dall’Unicef vengono seguiti direttamente fino all’applicazione. Ho visto concretamente le scuole rimesse a posto dall’Unicef, quindi i soldi sono andati a destinazione. Quando i soldi vanno a finire direttamente nelle cose che si costruiscono concretamente, non c’è questo tipo di rischio. Una scuola ristrutturata la si tocca con mano e si vedono i ragazzi che al suo interno riprendono a fare le loro normali lezioni. Circa tre milioni di bambini hanno subito l’interruzione del loro percorso scolastico. Dobbiamo concretarci su questo e per questo facciamo appello a tutti quanti.

Ascolta e scarica l'intervista con Paolo Rozera

 

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14 febbraio 2018, 13:20