Gioia per l'arrivo di Papa Francesco a Lima
Amedeo Lomonaco - Lima
L’aereo di Papa Francesco è atterrato in Perù in un caldo pomeriggio estivo. E il popolo peruviano si è riempito di gioia e di speranza. A ricevere il Santo Padre tra i primi il nunzio, mons. Nicola Girasoli, e il presidente del Paese andino Pedro Pablo Kuczynski. Poi dopo gli inni dello Stato Vaticano e del Perù si sono elevate le note dell’orchestra Sinfonia per il Perù, composta anche da bambini e ragazzi del quartiere Manchay, alla periferia di Lima dove vivono oltre 100 mila persone in povertà assoluta. Il trasferimento dall’aeroporto verso il centro della città per raggiungere la sede della nunziatura è stato scandito da lunghe file di persone che hanno affollato le strade per salutare Francesco. Trenta anni dopo la visita, nel 1988, di Giovanni Paolo II in Perù, il successore di Pietro abbraccia il popolo peruviano. Un popolo realmente unito nella speranza che questo viaggio infonde in tutto il Paese.
Sul primo viaggio apostolico di Papa Giovanni Paolo II in Perù, quello del 1985, l'intervista con Raul Cabrera, collega peruviano di Pope:
R. - Il primo viaggio del Papa Giovanni Paolo II in Perù è stato nell’85. Poi, il Santo Padre ha realizzato un secondo viaggio nell’88 ma dobbiamo dire che l’anno ’85 è stato per noi peruviani e per me, particolarmente, l’anno della presenza del Santo Padre tra noi. Il Papa è venuto in un momento critico della nostra storia come Paese. Un momento nel quale c’era una grande divisione. E c’era un grande conflitto alimentato da una guerriglia chiamata “Sendero luminoso”. C’era una grande instabilità. Il Santo Padre è venuto in quel momento a portarci un messaggio di pace, di uguaglianza e di vicinanza.
D. - Scattiamo una foto del Perù oggi: come è cambiato il Paese rispetto a quello che, nel 1985, accoglieva il Santo Padre Giovanni Paolo II?
R. - Il Perù sicuramente è cambiato molto e non soltanto dal punto di vista strutturale. Anche le generazioni sono cambiate. Io mi considero, essendo un testimone diretto di quel viaggio dell’85, come uno dei primi - e senza saperlo - “Papaboys”. Posso dire che il Perù ha le stesse aspettative di pace, di uguaglianza.
D. - Ripercorriamo adesso alcuni dei momenti del viaggio apostolico del 1985 e in particolare, torniamo alla Santa messa per i giovani nell’ippodromo di Monterrico. Ascoltiamo alcune parole pronunciate da Giovanni Paolo II e poi un tuo commento:
Vosotros, jóvenes, debéis estudiar…
R. – Sempre, quando il Santo Padre visita un Paese, si vive questo momento speciale con i giovani locali. In questo caso ci fu il raduno nell’ippodromo di Monterrico. Si tenne il 2 di febbraio dell’85 con i giovani provenienti da tutto il Paese. Furono oltre due milioni i giovani convenuti per quell’occasione. Il ricordo è sempre quello della gioia, della fratellanza, della solidarietà. E anche di quello che lascia con i suoi messaggi. Il Papa, in quell’occasione, parlò delle otto Beatitudini dicendo che queste devono essere il programma dei giovani. E ci ha incoraggiato a portare avanti queste Beatitudini come forma di aiuto, di sostegno, per guardare avanti.
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