Italia, rientrano tutti i migranti trasferiti in Albania
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I Paesi dai quali fuggivano non erano sicuri, per questo non dovevano essere trasferiti in Albania e per questo ora rientrano in Italia a bordo della motovedetta della Guardia Costiera “Visalli”. È la decisione presa dalla sezione immigrazione del Tribunale di Roma circa la sorte dei 12 migranti, tra egiziani e bengalesi che, mercoledì scorso, erano stati condotti nel centro di permanenza e rimpatrio di Gjader, struttura creata in base all'accordo tra Italia e Albania, e per i quali ora è stato disposto il trasferimento al Cara di Bari-Palese.
La reazione del governo italiano
Quanto stabilito dai giudici ha provocato la dura reazione del governo italiano, che aveva individuato “un modello” nell’accordo siglato con il premier albanese Edi Rama per esternalizzare l’accoglienza dei richiedenti asilo a un Paese non Ue. La premier Meloni respinge la definizione di “Paesi non sicuri” di Bangladesh ed Egitto; definisce la decisione “pregiudiziale” e stabilisce per lunedì un consiglio dei ministri ad hoc. L’esecutivo italiano, inoltre, come indicato dal ministro dell’Interno Piantedosi, preannuncia ricorsi in Cassazione e prepara un nuovo trasferimento di migranti.
Primo ostacolo all'accordo
La scelta dei giudici, primo ostacolo all’accordo tra Roma e Tirana, di definire Bangladesh e Egitto Paesi non sicuri, sebbene non in guerra o non vivano una crisi di rifugiati, si basa, è l’indicazione, su recenti sentenze internazionali che considerano la discriminazione o la persecuzione, anche solo in una parte di un Paese, come motivo per tale decisione.
Critiche e controversie
I 12 migranti facevano parte di un gruppo in origine composto da 16 persone - quattro delle quali però erano state già ricondotte in Italia, due perché minorenni altre due perché fragili - da inviare ai due centri aperti nell'ambito dell’accordo che aveva suscitato critiche da parte dell’opposizione italiana, che ne indicava l’elevato costo definendolo inoltre dannoso per i diritti dei migranti, e perplessità da parte di alcuni Paesi europei come la Francia.
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