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Uno degli ultimi lavoro di Maupal con studenti e detenuti nel carcere di Massa Marittima Uno degli ultimi lavoro di Maupal con studenti e detenuti nel carcere di Massa Marittima

Maupal, uno street artist in carcere… per scelta

Da oltre dieci anni l’artista che attraverso la sua arte rappresenterà le parole del Papa per il prossimo percorso quaresimale, porta il bello, il disegno e il fumetto negli istituti di pena italiani. Con la convinzione che “l’arte è capace di superare ogni barriera”

Roberta Barbi – Città del Vaticano

Il disegno che passa in secondo piano perché al centro c’è l’esperienza della condivisione, che crea relazione e, finalmente, affetto. Ma anche responsabilità: “Le opere d’arte devono essere firmate da tutti i detenuti perché sono opere d’arte collettive e partecipative”. Ha le idee chiare, anzi chiarissime Maupal, al secolo Mauro Pallotta, quando parla del suo lavoro tra murales, workshop e laboratori che dal 2011 ad oggi lo porta dentro e fuori gli istituti di pena italiani grazie anche alla collaborazione di lunga data con l’associazione Operazione Cuore ets. Un format ormai collaudato, il suo, quando si confronta con i detenuti, all’insegna della democraticità: “Inizio presentando una rosa di argomenti possibili – esordisce – poi si preparano dei bozzetti su ognuno di questi argomenti e alla fine se ne vota uno. Quello che riceve più voti, poi si riproduce sul muro tutti insieme”.

Ascolta l'intervista con Maupal:

La prima volta all’istituto di pena minorile di Catanzaro

Si chiamava “Makers” l’originale progetto del 2011 che portò Maupal per la prima volta in un istituto di pena, precisamente il minorile di Catanzaro: “Eravamo diversi artisti che dovevano ‘autorecludersi’ per un mese accanto ai ristretti e insegnare quello che sapevamo fare – ricorda – io ad esempio dovevo insegnare disegno e fumetto, ma c’era chi doveva insegnare italiano, fotografia, inglese… purtroppo non tutti riuscirono a rispettare l’impegno preso e così restammo in tre, ma quella rimane per me un’esperienza indimenticabile”. È lì che Maupal s’innamora di quel mondo dimenticato e stigmatizzato, nel quale scopre un’umanità inaspettata alla quale si avvicina in punta di piedi: “Cerco di comunicare subito ai detenuti la mia totale assenza di pregiudizio e di curiosità nei confronti dei motivi per cui sono in carcere”. E' il suo segreto per avvicinare gli ospiti, metterli a loro agio e aprirli, così, all’arte.

L'artista intento a disegnare sul muro
L'artista intento a disegnare sul muro

Il sodalizio con la casa di reclusione Milano-Opera

Qualche anno dopo Maupal fa il bis ed entra nella casa di reclusione di Milano Opera invitato da un gruppo scout e qui, assieme ai detenuti, festeggia i suoi 50 anni, per poi tornare l’anno successivo nello stesso istituto per illustrare la copertina di un periodico creato dai ristretti: “Con alcuni si era creata un’amicizia e così mi sono prestato volentieri: la copertina mostra una specie di arca di Noè che viaggia su un mondo ricoperto di acqua…”. Il rapporto instauratosi con l’istituto milanese è tale che oggi resta ancora una mostra permanente di Maupal all’interno del corridoio che porta alla palestra in una delle sezioni della casa di reclusione: “Ogni volta che entro in carcere ci vado per realizzare il miglior disegno possibile, per trasmettere la mia passione verso l’arte che è grandissima”, racconta svelandoci in questo modo un altro segreto per essere amato così tanto dai detenuti.

L’ultima fatica con studenti e detenuti nel carcere di Massa Marittima

Molte le iniziative collaterali intraprese da Maupal, come il libro illustrato per i figli di genitori ristretti, o “Sole in mezzo” con un altro istituto minorile, quello di Napoli Nisida: impossibile citarli tutti, così citiamo l’ultimo progetto, appena concluso, dal titolo “Arte senza confini” che ha portato l’artista a guidare reclusi e studenti del liceo della scuola Pontificia Pio IX di Roma nella realizzazione di un murales destinato all’area ricreativa della casa circondariale di Massa Marittima, Grosseto: “È venuto fuori un panorama toscano, che probabilmente i detenuti immaginano fuori – illustra – c’è anche un sentiero che conduce verso casa e quindi verso gli affetti, infatti c’è anche un bambino con un aquilone, ma raggiungere questa casa è difficile perché la strada è bloccata da alcuni tronchi sui quali incombe una clessidra…”. Facile, almeno in apparenza, decodificare il messaggio lanciato, che ancora una volta ha una forza dirompente: quella della verità. “È, ed è sempre stato, il mio obiettivo – conclude Maupal – quello di superare le barriere con l’arte”. E lo ha centrato anche questa volta.  

Foto di gruppo e soddisfazione a lavoro finito
Foto di gruppo e soddisfazione a lavoro finito

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16 febbraio 2024, 09:00