Otranto, Giornalisti del Mediterraneo: risposte comuni alla crisi energetica
Andrea De Angelis - Otranto
Il sole scompare sul blu di Otranto, mentre i riflettori si accendono per la XIV edizione di un Festival che è ormai un appuntamento tradizionale di fine estate. Mercoledì 7 settembre ha avuto inizio l'evento dedicato ai Giornalisti del Mediterraneo, che anche quest'anno riflette sui temi di attualità - dalla guerra in Ucraina alla crisi energetica - e su questioni di più ampio respiro, tra cui il turismo sostenibile e la tutela dei minori. Largo Alfonsina fino a sabato 10 settembre sarà il luogo in cui, dalle 20:30 fino a mezzanotte, verrà ospitato il Festival di cui Radio Vaticana - Pope è media partner.
Gli errori del passato
Gianfranco Lattante, giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno, ha moderato la sessione intitolata "Mediterraneo, crisi energetica e scenari geopolitici: quale futuro?", la prima dell'evento. A prendere la parola per primo è stato Nicola Delle Donne, presidente di Confindustria Lecce, sostenendo innanzitutto come il problema energetico sia da affrontare a livello nazionale, pur consapevoli delle specificità di ogni territorio. Quindi il rappresentante del mondo industriale ha visto negli errori passati la causa della crisi attuale: "Tutto questo è il risultato di anni di incapacità della politica di fare una seria progettazione energetica. Parliamo di trent'anni persi, ma non mi riferisco a questa o quella forza politica. Una responsabilità che va al di là dei confini nazionali e diventa europea. Si è fatto finta - ha aggiunto - che la questione non esistesse, perché la Russia ci dava il gas a buon mercato. L'emergenza energetica era nota, ma ora è impossibile non parlarne". Quindi Delle Donne ha espresso con chiarezza l'importanza di superare la cosiddetta "logica dei no", perché "ggi ci rendiamo conto quanto grave sia stato questo comportamento che vede contestazioni per la realizzazione, ad esempio, di parchi eolici. Si doveva pretendere una progettazione volta all'autosufficienza energetica, generando quanto più possibile dalle fonti alternative. Impresa complicata, ma - ha concluso - non impossibile, anche perché oggi il costo della mitigazione delle bollette ha un costo nettamente superiore a quelli che sarebbero stati gli incentivi per le fonti rinnovabili".
Un tetto ai prezzi dell'energia
"È troppo comodo dare tutte le colpe alla politica. Chi fa politica ha rapporti intensi con il mondo industriale, produttivo, energetico e dell'informazione. Nessuno può sottrarsi a questa responsabilità". Ha iniziato così il suo intervento Paolo Di Giannantonio, giornalista Rai e volto noto della televisione. "Questa è una crisi energetica che dobbiamo vedere dall'alto, in modo complessivo. Capire quanto sta accadendo. L'Europa oggi non ha energia, dunque dobbiamo andare a prenderla. Fino ad oggi ci è convenuto andare a prenderla da chiunque. Ora parliamo della bontà di operazioni basate sulla politica, sulla democrazia di questo o quel Paese. Ma - si è chiesto - cosa succederà rinvestendo nel carbone? La questione ambientale dove va a finire? Nessun politico dirà oggi che si starà al freddo perché nessuno vuole sentirselo dire". La debolezza europea vede "nell'Italia il suo anello debole per una serie di ritardi. Trovare il sistema di fare quadrare i conti in un Paese in fase di deindustrializzazione dal 2008 non è facile. L'industria quando paga l'energia in tempi normali - ha sottolineato - lo fa avendo il 30% di bilancio impegnato su questo. Oggi è il 60%! Questo porterà alla chiusura di una serie di realtà. Nelle famiglie incideva al 5%, oggi al 10% ma per le famiglie al reddito basso equivale ad almeno il 30%". Per questo "la soluzione - ha concluso - va trovata non a livello solo italiano, ma certamente europeo a partire dal tetto ai prezzi delle energie fino alle politiche comuni".
Dire no all'Italia "dei no"
"L'Europa ha speso ad oggi circa 290 miliardi di euro per proteggere famiglie ed imprese. Se casca tutto sarà una catena: chiudono le imprese, crollano le famiglie e avremo un'inflazione con pochi precedenti". Così Sissi Bellomo, giornalista de Il Sole 24 Ore. "La Russia ci ha fornito gas senza violare i contratti anche durante la Guerra Fredda. È così, si ragiona in termini economici e razionali. Il gas russo era vicino, economico ed affidabile. Un errore però è consegnarsi ad un unico fornitore al 40%, siano i russi o gli americani. Un errore gravissimo - ha aggiunto - è stato sbagliare le politiche sullo sviluppo delle rinnovabili, con iter lunghissimi, con dei 'no'. Questa è l'Italia dei no. Dicevamo no al Tap, oggi diciamo che è una fortuna averlo", ha aggiunto. Sulla stessa lunghezza d'onda anche Patrizio Nissirio, giornalista dell'Ansa. "C'è un insieme di corresponsabilità che riguarda anche, ma non solo la politica. Gli italiani spesso risultano qualsiasi cambiamento che riguardi una realtà consolidata. Pensiamo all'utilizzo delle automobili private. Roma ha due linee e mezzo di Metropolitana, Atene ne ha sette. Nel caso dei cambiamenti legati all'energia, c'è il terrore che gli spazi da occupare diventino dei campi di battaglia. La storia della Tap - ha affermato - è paradigmatica". Secondo Nissirio "è ovvio che nel medio termine giungere a una dipendenza energetica è impensabile, ma dobbiamo iniziare a muoverci. Abbiamo vento e sole a volontà, ma perché la Danimarca li usa meglio di dell'Italia? Perché non possiamo copiarla? Diversificare vuol dire usare l'energia eolica, mettiamole anche in mare le pale come fanno nel Regno Unito".
La seconda serata
Il racconto dei cronisti in prima linea nelle zone di guerra sarà protagonista oggi, giovedì 8 settembre della seconda giornata della XIV edizione del Festival dei Giornalisti del Mediterraneo. Giornali, tv, social e new media da ormai duecento giorni raccontano lo strazio delle città martoriate dai bombardamenti, ma anche la tragedia dei profughi in fuga. Un racconto quotidiano fatto di notizie, filmati brevi e approfondimenti, che non sempre però sono sinonimo di corretta informazione su ciò che sta realmente accadendo nel cuore dell’Europa. “La guerra in Ucraina ci ha messi di fronte per la prima volta ad un’informazione del tutto falsata, raccontata spesso da chi non era sul campo. Questo è accaduto per tante ragioni, ma soprattutto perché sia i russi che gli ucraini hanno utilizzato i nuovi media per manipolare l’informazione", è il commento di Angelo Macchiavello, inviato di guerra di Mediaset-Studio Aperto che stasera interverrà insieme ai colleghi Cristina Giudici (Il Foglio), Zouhir Louassini (Rai News 24), Patrizio Nissirio (Ansa). Modera Alessio Lasta di La7.
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