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Le inondazioni create dal ciclone in Madagascar Le inondazioni create dal ciclone in Madagascar 

Madagascar, ciclone Batsirai. Serve più sostegno dei Paesi ad alto reddito

A solo due settimane dalla tempesta Ana, che ha causato inondazioni e perdita di vite umane, oltre a costringere 72.000 persone a lasciare le loro case, un nuovo ciclone si avvicina. La Croce Rossa e le Ong sono a lavoro per il sostegno alla popolazione

Anna Poce - Città del Vaticano

Dopo aver attraversato Mauritius e Reunion, la tempesta tropicale Batsirai, diretta verso la costa orientale del Madagascar, rappresenta un rischio per circa 4,4 milioni di abitanti su una popolazione di 28 milioni. Saranno quasi 600.000 le persone direttamente colpite dal ciclone e più di 140.000 gli sfollati, secondo i funzionari. "Una minaccia molto seria per tutta la zona" secondo l'Ente delle previsioni nazionali. Le squadre della Croce Rossa malgascia e i partner sono in allerta: sono dispiegati nelle comunità per sollecitare la popolazione a prepararsi con scorte alimentari e rinforzando le abitazioni con diversi sistemi di difesa, e stanno allestendo centri di accoglienza di emergenza.

Servono finanziamenti dei Paesi a reddito più alto 

Save the Children, in una nota, ha riferito che “Le famiglie del Madagascar si stanno preparando per la seconda tempesta tropicale in due settimane, dopo la più grave siccità che il sud del Paese ha dovuto affrontare in 40 anni”. Il ciclone, di categoria 3 o 4, - si legge - potrebbe costringere fino a 140.000 persone, tra cui decine di migliaia di bambini, a lasciare le loro case. L’organizzazione internazionale ha approfittato di questa circostanza per ribadire come “la distruzione causata da molteplici eventi meteorologici estremi successivi mostri la necessità immediata di maggiori finanziamenti dai Paesi a reddito più alto per sostenere i Paesi a reddito più basso nell’affrontare gli impatti climatici”.

Il disastro creato dalle piogge
Il disastro creato dalle piogge

Tatiana Dasy, direttrice dei Programmi di Save the Children in Madagascar, ha sottolineato come “le persone che avevano il potere di intervenire alla Cop26 tre mesi fa, in particolare quelle nei Paesi che hanno beneficiato economicamente della produzione della maggior parte delle emissioni globali, siano tornate al ‘business as usual’”. “Nel frattempo, i bambini in Madagascar sono andati a letto affamati a causa della siccità, le loro aule sono state distrutte dalla tempesta Ana e ora – ha osservato – si stanno preparando per un grave ciclone che potrebbe portare via le loro case. Perché – si è chiesta - devono essere condannati a una vita senza bisogni primari come cibo, alloggio e istruzione? E’ troppo da sopportare per un bambino”. La direttrice globale per la povertà infantile e il clima di Save the Children, Yolande Wright, ha precisato poi che “alla Cop26 c’è stata un’opportunità per i Paesi ad alto reddito e per gli emettitori storici di impegnare più fondi per aiutare Paesi come il Madagascar a far fronte a questo tipo di eventi meteorologici estremi”, ma  “questa opportunità è stata tragicamente persa e continuiamo a vedere alcuni dei Paesi più poveri del mondo costretti ad affrontarne le conseguenze”.

 

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05 febbraio 2022, 13:39