Festival Giornalisti del Mediterraneo: informazione e dialogo tra popoli
Andrea Dammacco - Otranto
Il Mediterraneo può diventare luogo di opportunità se i Paesi che lo compongono sviluppano un vero dialogo e se, dall’altra parte, i giornalisti continuano a raccontare i fatti che possano far comprendere le realtà locali. Questo il tema toccato oggi al Festival dei Giornalisti del Mediterraneo di Otranto da Zouhir Louassini di Rai News 24 e da Patrizio Nissirio di Ansamed nel workshop “Mediterraneo e Sahara: migrazioni, conflitti, dialogo”.
Serve l’impegno di tutti
“I problemi interni dell’area del Maghreb dovrebbero interessare l’Europa perché i conflitti esistenti in quei territori frenano gli accordi e lo sviluppo dei rapporti tra i paesi”, dice Louassini che ricorda la presenza di un conflitto tuttora esistente tra Algeria e Marocco. Esempio lampante di come un fenomeno globale è fortemente influenzato da questioni locali: “A causa del conflitto del 1963, la guerra delle sabbie, tra questi due paesi – racconta – le frontiere sono ancora chiuse. E questo si ripercuote sulla capacità di dialogare con l’Europa come un unico grande interlocutore sul tema dello sviluppo dell’Africa, anche sub-sahariana, e quindi sul tema delle migrazioni. Serve allora qualcuno che possa mediare in quelle terre per il bene di tutti, perché chi ne paga le conseguenze alla fine sono i popoli”.
Informare per generare consapevolezza
“Raccontare correttamente i fatti può diventare la cosa più rivoluzionaria del mondo, perché solo così si può generare consapevolezza”. Nella sua analisi Nissirio punta l’attenzione sulla giusta e obiettiva informazione, naturalmente protagonista nella settimana del Festival. La stampa può essere uno strumento non solo di divulgazione ma anche di dialogo e confronto: “Se noi giornalisti crediamo fino in fondo che una storia debba essere raccontata è bene che lo si faccia. Perché con essa le cose possono cambiare e perché molte delle cose che accadono da questa sponda del Mediterraneo sono influenzate da quello che accade dall’altra parte. Serve allora raccontare perché i migranti si mettono in viaggio sui barconi, perché affrontano un viaggio disumano e doloroso. Solo così si può sviluppare coscienza della realtà senza fermarsi allo slogan”. Dello stesso parere è Louassini che sottolinea che “il nostro ruolo di giornalisti è informare senza prendere posizione. E, dall’altra parte, informarsi sulle notizie internazionali è importante per comprendere le dinamiche globali”. A volte la paura dell’altro, quindi, passa attraverso una cattiva informazione: “Per questo – conclude – raccontare il mondo in maniera corretta cambia le prospettive e le chiavi di lettura così da avere una società cosciente della realtà”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui