Pizzaballa dai cristiani di Gaza: felice di poterli incontrare, preghiamo per loro
Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano
Incontrare, abbracciare e supportare i cristiani di Gaza, portare loro un messaggio di speranza, era il desiderio, sin dall’inizio della guerra, del cardinale patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa che oggi, a oltre sette mesi dall’inizio del conflitto, si è potuto recare a Gaza per una visita pastorale alla parrocchia della Sacra Famiglia. Ad Informare sono un comunicato del Patriarcato e lo stesso porporato in un videomessaggio nel quale esprime la sua felicità di poterci essere andato.
“Era molto tempo – sono le parole del patriarca - che avevo il desiderio di venire a trovarli, a incontrarli, ora ho questa possibilità e ne sono molto felice. Lo scopo di questa visita prima di tutto è stare con loro, abbracciarli e supportarli, verificare le loro condizioni, cercare di capire cosa si possa fare per migliorarle, i e aiutarli in tutti i modi possibili”. Pizzaballa quindi si rivolge a tutta la comunità cristiana affinché si unisca “in preghiera alla comunità cristiana di Gaza”.
L'incoraggiamento alla popolazione
Insieme a Sua Beatitudine, come informa un comunicato del Patriarcato, c'erano fra' Alessandro de Franciscis, grande ospedaliere del Sovrano Ordine di Malta, padre Gabriele Romanelli, parroco di Gaza e una piccola delegazione che ha potuto incontrare, si legge, “la popolazione sofferente per incoraggiarla e portare un messaggio di speranza, solidarietà e sostegno. Sua Beatitudine ha presieduto la messa nella chiesa parrocchiale con la comunità locale. Durante il suo soggiorno, Sua Beatitudine ha fatto una visita di cortesia alla parrocchia ortodossa di San Porfirio”.
La missione umanitaria dello Smom
La visita, inoltre, “è la prima tappa di una missione umanitaria congiunta del Patriarcato Latino e del Sovrano Ordine di Malta, in collaborazione con il Malteser International e altri partner, finalizzata alla consegna di cibo e assistenza medica salvavita alla popolazione di Gaza”.
Il Grande Ospedaliere: Gaza è distrutta
Le immagini che le tv e le grandi agenzie rimandano sono tristemente vere, tuttavia, purtroppo, non rappresentano per intero la realtà: a Gaza è tutto distrutto. A descrivere a Pope – Radio Vaticana le circa sette ore vissute a Gaza con il cardinale Pizzaballa è Fra’ Alessandro de Franciscis, Grande Ospedaliere dell’Ordine di Malta, firmatario del Memorandum d’intesa che istituisce la missione umanitaria congiunta del Patriarcato latino e del Sovrano Ordine di Malta, siglato tra le parti lo scorso 14 maggio. Il Grande Ospedaliere non nasconde l’emozione nel raccontare la gioia dei fedeli della parrocchia della Santa Famiglia all’ingresso del Patriarca, per la prima volta dall’inizio della guerra. “Lui – sono le parole di de Franciscis – era ansioso da tempo di poter riabbracciare la gente di Gaza e assistere con i miei occhi all’abbraccio della folla che lo attendeva nel cortile della parrocchia è stato per me commovente”. Altro aspetto importante della visita è stato l’aver potuto riaccompagnare a il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli. “Avrebbe dovuto rientrare a Gaza il giorno sei di ottobre – prosegue de Franciscis - poi decise di sbrigare alcune altre cose su Gerusalemme. Sarebbe rientrato l'indomani, ma il sette scoppiò la guerra. Mancava dalla sua parrocchia da sette mesi. E anche in questo caso tanti tanti abbracci”.
L'arrivo degli aiuti
Molti degli aiuti giungeranno, indica de Franciscis, nelle prossime 4/6 settimane, e saranno necessari a far fronte alle drammatiche urgenze e ad una situazione sanitaria senza precedenti. A Gaza, sono le parole di de Franciscis, “manca tutto in materia di sanità primaria o di primo livello”, così come manca cibo e i casi di epatite A denunciano che “le condizioni di igiene ormai sono ridotte allo stremo”. Accanto alla distruzione, alla fame, alle malattie, c'è la forte volontà di vivere delle persone “tipico di tutti i popoli del Mediterraneo”. “La vita si riorganizza, prosegue l’alto esponente dello Smom - abbiamo visto una sorta di rudimentale mercatino, abbiamo visto che per esempio gli spazi comuni della parrocchia sono stati trasformati , con grande generosità da parte dei sacerdoti e delle religiose della parrocchia, in alloggi per oltre un centinaio di persone, con lettini di fortuna, con le condizioni igieniche di fortuna”. Ciò che però, oltre alla distruzione, è evidente è la “voglia di vivere” dei palestinesi, anche di fronte a quelle emergenze umanitarie e sanitarie alle quali, conclude de Franciscis, "abbiamo il dovere di rispondere come cristiani e noi come un ordine ospedaliero richiesto”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui