Sant’Agostino, guida nel cammino sinodale per la Chiesa di oggi
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Riscoprire la presenza viva di Sant’Agostino, nella sua testimonianza e nei suoi scritti: è l’invito di monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, alla sua diocesi, che dall’VIII secolo, nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, custodisce le reliquie del vescovo di Ippona e che quest’anno celebra il XIII centenario della traslazione dalla Sardegna. La memoria ricorre oggi, 28 febbraio, e questo pomeriggio, alle 18.30, l’arrivo delle spoglie mortali di Sant’Agostino sarà ricordato con una liturgia. Per tutto il 2023 il Comitato Pavia Città di Sant’Agostino, costituito nel 2007 dal comune e dalla diocesi di Pavia e dalla Provincia agostiniana d’Italia, dopo la visita pastorale di Benedetto XVI, ha organizzato svariate iniziative dedicate al santo vescovo. “I prossimi due anni, che ci porteranno al Giubileo del 2025 - ha spiegato monsignor Sanguineti in occasione dell'apertura del centenario - li vedo quasi ‘accompagnati’ dalla presenza del Santo di Ippona tra preghiera e speranza, i due temi suggeriti anche da Papa Francesco”. E proprio guardando all’anno speciale di grazia indetto da Francesco, il vescovo di Pavia ha scritto la Lettera pastorale “Verso il giubileo dell’anno santo 2025: pellegrini di speranza, sulle orme di Sant’Agostino”.
La lezione di Sant’Agostino
In questo “periodo segnato da circostanze non facili, come la pandemia non ancora pienamente superata, le ombre di guerra che si distendono sull’Ucraina, nell’Europa e in altre nazioni, spesso dimenticate, la lunga siccità di questi mesi, le incertezze della vita economica e sociale, e in cui può crescere nei cuori un senso di assuefazione e di rassegnazione”, è la considerazione del vescovo contenuta nella Lettera, “non viene meno il desiderio di bene e di positività, radicato nel cuore umano”. Da qui l'invito a leggere gli scritti di Sant'Agostino che offrono "una visione ricca e viva di che cosa significa essere Chiesa in cammino, nella storia, impegnata nella missione e tesa al Regno di Dio". Il vescovo di Pavia ricorda, inoltre, che “Sant’Agostino e? stato un cantore e un testimone della speranza in tempi tormentati” da “vicende ecclesiali e storiche” ed esorta la Chiesa di Pavia “a fare tesoro del grande dono” delle reliquie del vescovo di Ippona, un santo che rappresenta “una colonna della cultura europea, un uomo di grande e vasto pensiero filosofico e teologico, un pastore infaticabile”. Proprio per far conoscere meglio il grande padre della Chiesa la comunità agostiniana della basilica di San Pietro in Ciel d’Oro, proporrà, nell'arco di quest'anno, diversi incontri. Tra i relatori monsignor Giovanni Scanavino, agostiniano, vescovo emerito di Orvieto-Todi, che a Pope-Radio Vaticana descrive i tratti più attuali del vescovo di Ippona:
Quest'anno in cui si celebra il tredicesimo centenario della traslazione del corpo di Sant'Agostino a Pavia, che cosa può fare riscoprire del vescovo di Ippona?
Il vescovo Corrado Sanguineti ci ha dato alcune indicazioni nella Lettera pastorale che ha scritto a tal proposito e sottolinea che possiamo capire e cogliere la bellezza e la grandezza di Agostino se riusciamo a cogliere la sua visione della Chiesa. Nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro faremo momenti di discussione e di approfondimento su vari aspetti: che cos'è la Chiesa per Agostino, il modo in cui lui ha inteso parlare della Chiesa, della presenza di Cristo nella Chiesa e, soprattutto, dello Spirito Santo nella Chiesa.
Sant'Agostino è vissuto fra il IV e V secolo, ma la sua personalità e il suo pensiero sono considerati ancora attuali, perché?
Una delle ragioni più evidenti di questa attualità consiste nel fatto che Agostino cerca di vedere sempre Dio nella sua proiezione verso di noi. Un Dio che è per l'uomo, ma non per annullare l'uomo e la sua personalità, ma per dargli quell'energia, quella forza, quella luce che è necessaria perché possa poi essere contento di essere uomo, del suo rapporto con Dio. È sempre stata questa una delle caratteristiche principali di Agostino, che nasce proprio dalla sua umanità e dal desiderio di diventare capace di dialogare con Dio; perché Agostino ha capito che Dio è per noi ed è in noi. Cito spesso un’omelia di Sant'Agostino, dal commento al Vangelo di Giovanni, l’omelia 11, dove lui parla con la sua gente cercando di svegliarla, come a voler dire: “Ma vi rendete conto cosa è successo per noi, con noi, nel battesimo? Vi rendete conto che cosa grande è successa dal momento che Dio ha deciso di donarci il suo spirito?”. Se pensiamo a cos’è stato lo Spirito Santo per Gesù e cerchiamo di capire come mai ci è stato dato lo stesso identico spirito, Agostino ci fa riflettere sul fatto che non siamo diventati solo cristiani con il battesimo, ma siamo diventati Cristo. Cioè, con il battesimo abbiamo ricevuto il dono più grande che Dio potesse farci, il suo spirito. Abbiamo in noi lo spirito di Dio. Questa per me è una delle cose sulle quali bisogna ritornare più spesso per cercare di capire la bellezza e la grandezza di questo mistero. Questa è tutta la modernità costante di Agostino. Lui sarà sempre moderno perché riesce a trasferire la luce, la grandezza, la bellezza dei doni di Dio nella vita di ciascuno di noi. Questo è stato anche l’insegnamento, secondo me, più grande di Agostino come maestro, come dottore - come è stato detto - della grazia di Dio. Perché in riferimento allo Spirito Santo, poi, lui ha sviluppato tutto il mistero della grazia di Dio che è, poi, il mistero della vera libertà degli uomini e della possibilità di fare grandi cose.
Quali aspetti di Agostino devono essere ancora approfonditi?
Agostino è quello che ci aiuta a credere nella vera libertà umana, che è anche la capacità di farcela. Non riusciamo a liberarci da tante cose, da tante passioni, da tante pesantezze, deviazioni o altro perché non crediamo che dentro il nostro cuore c’è lo stesso spirito abitato in Cristo. E Cristo, quando parlava dei miracoli, si riferiva a questo: avere fede nella potenza dell'amore di Dio. Questo amore è nel cuore di ogni uomo e si deve avere la certezza che Lui è la nostra libertà e ci aiuta a vedere la nostra vita cristiana come uno sviluppo costante del bene.
Questo rendersi conto di Dio è il richiamo di Agostino al cuore? Quel suo: "La verità abita nell'uomo interiore" …
Si. Agostino vuole aiutarci a capire che noi possiamo, incontrando Dio, diventare veramente nuove creature, creature più libere, più capaci del bene, più capaci di amare, di un amore sempre più grande.
Quali scritti del vescovo di Ippona invitano l'uomo contemporaneo ad una riflessione?
Io direi che bisogna avere la pazienza di leggere con calma le Confessioni. La vita cristiana è la stessa avventura di Agostino per ciascuno di noi. Noi possiamo rivivere la sua stessa storia, che ha una soluzione bellissima, positiva, meravigliosa, perché lui riesce a capire che Dio non è nostro nemico perché ci dice: “Non puoi fare questo, non puoi fare quest'altro. Non puoi, non puoi, non puoi”. Invece posso. Perché la nostra vita non è soltanto un rimanere umiliati dai nostri peccati, ma è capacità di ripresa costante. E poi, oltre le Confessioni, si possono leggere le omelie, i discorsi, perché li faceva alla gente come noi. E alla fine troveremo senz’altro qualche cosa che ci può aiutare a capire, a entrare nella visione teologica di Agostino.
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